Campagna Amica

I funghi spuntano dal caffè, la start up che ha conquistato la Toscana

freschissimi nati da un substrato fatto con i fondi riciclati di caffè. La gente ne va matta e in Italia si cerca di replicare il progetto “Funghi Espresso”

Può nascere un fungo dal caffè? La risposta è assolutamente si ma per il come bisogna chiedere ad Antonio Di Giovanni o Vincenzo Sangiovanni. Sono loro che hanno fondato una start up innovativa a Capannori, “Funghi Espresso”, che fonda le sue basi su un nuovo modello di agricoltura sostenibile nata sul riutilizzo degli scarti.

E allora ecco che i fondi di caffè, quelli che spesso impropriamente gettiamo in maniera indifferenziata nell’immondizia, diventano il substrato ideale per far crescere funghi freschissimi. “Sembra assurdo ed è sicuramente curioso – ammette Di Giovanni – ma quando la gente viene per la prima volta a comprare i nostri funghi nei mercati di Campagna Amica, magari spinta dalla curiosità, è sicuro che la volta dopo ritorna per quello che di speciale ha assaggiato”.

Un modello di business, che già chiedono di replicare da diverse regioni,  che valorizza uno scarto organico destinato a  diventare rifiuto producendo cibo sano e nutriente. Premiata dalla Regione Toscana come migliore buona pratica all’interno del bando “Call for ideas“, relativo ad Expo2015, “Funghi Espresso” sta entrando giorno dopo giorno nelle case della gente: “Chiunque – spiega Di Giovanni – può acquistare uno dei nostri kit per l’autoproduzione domestica, pensati proprio per tutti coloro che vogliono coltivarsi i propri funghi a casa in modo facile e sostenibile. E’ facile da utilizzare e con tre semplici gesti, apri, bagna e cogli, si possono avere funghi freschi in solo 7 giorni”.
Un kit che sta già riscuotendo un grande successo, l’azienda è nata a novembre dell’anno scorso, e che vuole avere anche una forte valenza educativa: “Noi puntiamo molto sulla formazione dei più piccoli – aggiunge uno dei due fondatori del progetto –  diamo la possibilità ai giovanissimi di vedere e sperimentare da vicino la coltivazione dei funghi, come sta avvenendo con il progetto che vede protagonista la scuola Beato Angelico di Firenze. Un modo per fargli conoscere il prodotto, insegnargli l’importanza del riciclo e del recupero di materiale come quello dei fondi di caffè e riconoscere il gusto di mangiare un cibo sano, a Km0, tracciabile e di qualità come avviene nei nostri mercati”.

Ma come si arriva a concepire un’idea di questo tipo e a farla poi diventare quello che è oggi “Funghi Espresso? “Io sono un agronomo laureato presso la Facoltà di Agraria di Firenze – racconta Di Giovanni –  Nel 2008 organizzai un’iniziativa per parlare di alternative sostenibili per la riduzione dei rifiuti, e da lì è iniziato il mio percorso. Nel 2013 sono diventato collaboratore del Centro di Ricerca Rifiuti Zero de comune di Capannori, occupandomi della valorizzazione dei rifiuti organici in agricoltura e proprio dal caso studio sulle capsule del caffè nato dal Centro di Ricerca Rifiuti Zero, nasce nel marzo 2013 lo studio sul riutilizzo del fondo di caffè ‘Il gusto di un caffè sostenibile’. L’ultimo atto è la nascita, a settembre 2014 del progetto ‘Dal caffè alle proteine’, primo progetto pilota in Italia di questo tipo, realizzato nella scuola elementare e media di Lammari (Capannori) dove circa 200 studenti hanno prima prodotto i funghi utilizzando il fondo di caffè e poi hanno preparato insieme alle mamme delle ottime ricette a base di funghi. Dopo questo primo progetto pilota nasce l’esperienza con Vincenzo Sangiovanni e nel marzo dello stesso anno nasce Funghi Espresso grazie ad un investitore Giapponese che ha creduto nel modello d’impresa”.

Un modello che ora guarda già al futuro, “stiamo sperimentando la coltivazione di nuove specie di funghi”, con l’obiettivo dichiarato di vedere per la prima volta economia ed ecologia facce della stessa medaglia e non mondi distanti.

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